Tb – Errori di laminazione

INCLUSIONI NON METALLICHE (CD. “TONDELLI LAMINATI”)

Anche nei processi più avanzati di preparazione delle leghe metalliche, l’omogeneità del prodotto risulta sempre alterata dalla presenza di particelle solide non metalliche, comunemente denominate “inclusioni non metalliche” o anche, semplicemente, “inclusioni”. Sulla natura, la forma, le dimensioni, la quantità e la distribuzione delle inclusioni influiscono: (i) le modalità di lavorazione (tipo di forno impiegato, materiali di carica, condotta del processo, etc.), (ii) le condizioni di solidificazione (durata della permanenza allo stato liquido prima della solidificazione, velocità di raffreddamento, etc.) e (iii) le successive operazioni di deformazione plastica (infatti durante la lavorazione a caldo del lingotto le inclusioni plastiche vengono più o meno allungate nel senso della lavorazione, quelle dure possono venire frantumate o, se sono molto piccole, come i nitruri, rimanere inalterate).

In rapporto alla loro provenienza, le inclusioni vengono invece generalmente distinte in due grandi classi: (1) inclusioni di natura endogena, vale a dire quelle originate da reazioni che hanno avuto luogo nel metallo liquido o, soprattutto, durante la solidificazione e (2) inclusioni di natura esogena, vale a dire introdotte nelle lega metallica per via meccanica e provenienti quindi dai refrattari dei forni di fabbricazione, dai rivestimenti delle secchie di colata, etc., si distinguono dalle prime in quanto, generalmente, sono di maggiori dimensioni.

Qui sopra si può apprezzare una moneta da 50 lire 1977 in cui le inclusioni si sono staccate prima della battitura “desquamando” la moneta sia al dritto che al rovescio (peso 5,78 grammi). Nella produzione dei tondelli, se sono presenti delle inclusioni nella lega, la stessa tende a desquamarsi e a sfaldarsi. In particolare, ciò avviene solitamente nella fase della laminazione – da qui anche la denominazione di “tondelli laminati” – dove le impurità vengono appiattite e sottoposte a maggiore pressione.

Tuttavia, può anche accadere che le impurità rimangano intrappolate nel tondello e, sempre per effetto del processo di laminazione, le stesse vengano allungate ed assumano la forma di lunghe strisce, che talvolta vanno da un estremo all’altro del bordo della moneta. Qui sotto si può apprezzare un raro esemplare di una lira del 1936 con delle inclusioni non metalliche che hanno generato sia delle strisce da laminazione che delle sfogliature di metallo.

Poi, quando la moneta viene battuta, se le inclusioni non metalliche si sono già staccate creando un avvallamento, l’impronta della moneta verrà trasferita anche in queste zone infossate, anche se la stessa solitamente sarà più debole ed evanescente, a seconda della profondità della cavità (cfr. prima lettera “A” della scritta “ITALIA” della moneta qui sopra).

Invece, nel caso in cui l’inclusione non metallica sia ancora presente in fase di battitura può accadere che la stessa si stacchi durante o dopo questa fase creando delle aree scrostate o raschiate sulla superficie della moneta, degli avvallamenti, delle crepe, ovvero delle zone di metallo poroso. Nei casi più eclatanti, un’inclusione di una certa dimensione presente al centro del tondello può anche arrivare a spezzare in due la moneta.

Si rileva che, in certi casi rari, può accadere che la sfogliatura di metallo distaccata rimanga sopra il tondello, solitamente in prossimità della zona da cui si è separata, e che venga battuta rimanendo intrappolata nella moneta. In questo caso si parla di moneta con sfogliatura da laminazione trattenuta. Qui sotto si può apprezzare un 5 centesimi 1941 impero con sfogliatura di metallo ripiegata e trattenuta. Si noti al rovescio la mancata formazione del bordo ad ore 05:00; ciò è dipeso dal fatto che la ripiegatura della sfogliatura ha reso più sottile il tondello in quel punto causando una riduzione della pressione di battitura.

Quest’ultimi sono probabilmente gli errori da laminazione più rari e ricercati dai collezionisti ed in particolare se le impronte vengono battute sopra la sfogliatura di metallo trattenuta.

Come detto, la presenza di inclusioni nella lega metallica può comportare anche la formazione di crepe o di sfogliature rettilinee che possono essere confuse dai collezionisti meno esperti per altre tipologie di errori di coniazione come le fratture del conio ovvero le fratture del tondello.

Qui sotto si può apprezzare una moneta da 50 centesimi 1940 (collezione Mosca Silvano) che presenta un’evidente sfogliatura rettilinea al dritto che talvolta viene denominata “frattura da laminazione”. Si noti la tipica forma allungata e retta dovuta appunto al processo di laminazione che tende a distendere e ad allungare il metallo.

Naturalmente le monete “laminate” sono una diversa dall’altra in quanto la collocazione dell’inclusione, la sua composizione, la sua forma e l’eventuale distaccamento sono del tutto casuali.

Inoltre, nei casi in cui le inclusioni si distacchino dal tondello, va osservato che il peso della moneta potrebbe essere inferiore al limite inferiore della tolleranza e la differenza dipenderà dalla grandezza dell’inclusione.

Infine, va osservato che la placcatura di alcune monete (es. 1, 2 e 5 eurocent) ha ridotto drasticamente i fenomeni di laminazione, anche se ha dato origine ad un’altra tipologia di errore (errori di placcatura).

CILINDRI DI LAMINAZIONE “IMPASTATI”

Come abbiamo visto, al fine di raggiungere lo spessore desiderato le lastre di metallo vengono poste all’interno di una laminatrice, vale a dire una macchina dotata di presse formate da quattro grandi cilindri compressori posti uno sopra l’altro (due di spinta e due di lavoro) e con delle pareti contenitive poste ai lati. Con uno o più passaggi, le barre di metallo vengono assottigliate e, per l’effetto contenitivo delle pareti laterali, si formano delle lunghe lastre metalliche.

Al fine di conseguire una superficie ottimale e liscia, i cilindri di laminazione vengono lavorati con un macchinario chiamato “rettificatrice” che ha come utensile una mola a grana fine ed estremamente dura. Se questa lavorazione non viene effettuata a regola d’arte la superficie del cilindro può presentare una “rugosità” eccessiva che sulle lastre di metallo si manifesta sotto forma di sottilissime strisce superficiali. Inoltre, la superficie dei cilindri si può “alterare” anche durante il loro utilizzo. Infatti, nonostante i cilindri abbiano un’elevata durezza, la loro superficie deve essere frequentemente “pallinata” per recuperare la necessaria rugosità e il grip persi durante le fasi di laminazione. In leghe metalliche particolarmente lucide e duttili – come ad esempio l’italma – è molto frequente poter rilevare delle strisce superficiali dovute appunto alla rugosità dei cilindri di laminazione.

Durante le operazioni di laminazione può anche accadere che delle sottilissime sfogliature superficiali di metallo si stacchino dalla lastra oppure dello sporco o del materiale estraneo si “attacchi” al cilindro di laminazione generando una cd. “impastatura”. L’impastatura del cilindro genera sulla lastra delle strisce ben visibili che possono assumere diverse colorazioni a seconda del materiale che si è attaccato al cilindro. Essendo sul cilindro, l’impastatura sarà “ricalcata” con ripetitività sulla lastra. Nell’immagine riportata sopra si può vedere una lastra di metallo che presenta un difetto di impastatura del cilindro di laminazione.

Qui sotto si può apprezzare una moneta da 10 lire 1991 (collezione Pietro Falco) che evidenzia al dritto una striscia superficiale bianca (freccia blu) dovuta ad un’impastatura del cilindro di laminazione e delle ulteriori strisce superficiali meno evidenti (cfr. freccia rossa) dovute ad un’eccessiva rugosità dei cilindri di laminazione. Da notare l’orientamento delle strisce che assume la stessa direzione (tenendo conto dell’asse alla francese) sia al dritto che al rovescio.

INTERPOSIZIONE DI CORPI ESTRANEI TRA LA LASTRA ED IL CILINDRO DI LAMINAZIONE

Durante il processo di laminazione può accadere che un oggetto o un corpo estraneo si interponga tra il cilindro di laminazione e la lastra metallica. Sotto la pressione dei cilindri, ciò andrà a generare una cavità sulla lastra e quindi sul tondello e sulla moneta.

Tuttavia, la presenza di una cavità sulla moneta non è sempre attribuibile a questo fenomeno e l’individuazione della corretta causa che l’ha originata non è sempre agevole e richiede anche l’esame di altri fattori. In particolare, alcuni degli elementi che devono essere analizzati sono i seguenti:

  • peso della moneta: una cavità generata in fase di laminazione genera un peso del tondello inferiore. Naturalmente la differenza di peso dipenderà dall’ampiezza della cavità, per cui con riferimento a piccole cavità può accadere che la variazione di peso rientri comunque nei limiti di tolleranza;
  • conformazione della cavità:  una cavità generata in fase di laminazione ha solitamente una forma allungata e presenta solitamente dei solchi “rettilinei” derivanti dall’effetto trascinamento del corpo estraneo ad opera del cilindro;
  • impronte nella cavità: se la cavità si origina in fase di laminazione ed è posizionata in un punto a cavallo con le impronte della moneta, si dovrebbero vedere delle tracce di tali impronte all’interno della cavità soprattutto nelle zone periferiche della cavità;
  • evanescenza nella zona opposta: nei casi di cavità ampie e profonde va osservata la moneta nel lato diametralmente opposto in quanto le cavità determinano un calo della pressione di battitura in quel punto e il completo trasferimento delle impronte potrebbe essere compromesso generando un’evanescenza. Questo è un chiaro segno che la cavità si è originata prima della battitura;
  • assenza di sfogliature o inclusioni: per escludere che la cavità si è originata da un’inclusione non metallica o da una bolla di gas che si è rotta, va analizzata la moneta al fine di escludere la presenza di sfogliature superficiali

Qui sotto si può apprezzare una 50 lire 1996 che presenta una cavità al rovescio ad ore 11:30. La moneta presenta un peso (4,35 gr.) che è inferiore allo stardard (4,50 gr.) anche se all’interno del limite minimo di tolleranza fissato dal decreto ministeriale (4,30 gr.). Dentro la cavità si possono osservare dei solchi “rettilinei” (freccia rossa) derivanti dall’effetto trascinamento del corpo estraneo ad opera del cilindro. La moneta presenta un’evanescenza nel punto diametralmente opposto alla cavità (freccia blu). Non ci sono sfogliature di metallo o altri elementi che possano far pensare ad un “tondello laminato” oppure ad una soffiatura o bolla di gas rotta. Pertanto, l’ipotesi più probabile e verosimile è che la cavità si sia originata da un interposizione di un corpo estraneo in fase di laminazione.

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 26/03/2021