Cb2 – Rottura marginale

Come abbiamo già avuto modo di analizzare, la forza di compressione dei due conî fa sì che il metallo del tondello si insinui nelle impronte in incuso presenti nelle due facce dei due conî. Al riguardo, si osserva che quando il metallo del tondello si inserisce nelle cavità del conio, lo stesso esercita una forza simile a quella di un cuneo conficcato in un tronco di legno. Peraltro, più la cavità del conio è profonda e più sarà la forza esercita dal metallo che si inserisce nella stessa.

Inoltre, se la cavità più profonda è localizzata vicino al bordo, la rottura del conio è molto più probabile che avvenga proprio in questa zona rispetto alle altre. Infatti, in tal caso, un’eventuale frattura del conio dovrà fare meno “strada” per raggiungere il bordo esterno del conio e causare un distacco/rottura di una porzione del conio. Se invece la frattura avviene nella zona centrale del tondello, la “strada” che deve fare per raggiungere il bordo è più lunga e ciò riduce le probabilità di un’eventuale rottura del conio.

Questo è il motivo per cui in certe monete ci sono delle zone in cui si verifica più frequentemente una rottura del conio. A titolo esemplificativo, nella moneta da dieci, venti e cinquanta centesimi di euro, la zona tra lo “zero” della cifra ed il bordo adiacente è frequentemente soggetta a fratture e rotture.

Figura 163 – 20 eurocent 2002, 10 centesimi 1943 e 10 centesimi 1941 con rottura marginale del conio. Si noti
che in tutte e tre le monete la rottura marginale si è originata al dritto.

Questo perché lo “zero” è la parte più in rilievo e quindi la cavità del conio più profonda. Inoltre, la vicinanza con il bordo rende questa zona della moneta estremamente fragile. Un’altra zona soggetta a rotture frequenti è solitamente quella posta alla base del busto della figura femminile o maschile riportata al dritto di molte monete.

Come abbiamo già visto, in casi rari la rottura laterale di una parte del conio può essere determinata anche dalla collisione del conio superiore con la virola. Quando un pezzo del conio si stacca, lo stesso lascia ovviamente una cavità in quella zona che solitamente è la più profonda di tutta la figura del conio.

Figura 164 – Esempio di conio rotto. Fonte: Collezione Ken Potter

Come già detto, nella fase di battitura il metallo del tondello sotto la pressione del conio tende a riempire le cavità della figura, tra cui ovviamente la cavità lasciata dalla frattura del conio. Ora, è probabile che non ci sia abbastanza metallo disponibile e una pressione sufficiente da riempire integralmente tale cavità. Pertanto, il metallo si “accumula” in questa zona e forma una specie di globulo di metallo (in inglese “cud”) che spesso viene erroneamente denominato “esubero” o “eccedenza” o “eccesso” di metallo. Nella maggior parte dei casi questo globulo di metallo ha un’altezza leggermente superiore a quella della figura riportata nella faccia della moneta in cui si trova.

Sebbene all’apparenza possa sembrare come un’aggiunta di metallo post coniazione, va precisato che i globuli di metallo derivanti da una rottura del conio non sono affatto del metallo aggiuntivo, bensì un accumulo di metallo del tondello vergine.

L’originalità di questa tipologia di errore può essere verificata – almeno nei casi più evidenti – in due modi. Il primo consiste nel pesare la moneta. Se il globulo di metallo fosse aggiunto, la moneta dovrebbe pesare di più rispetto al suo peso standard.

Il secondo metodo consiste semplicemente nel girare la moneta e analizzare la zona opposta al punto in cui si trova il globulo di metallo. Come abbiamo già osservato, il metallo sotto pressione si muove verso la via più facile e quindi tenderà a riempire in primo luogo la profonda cavità lasciata dalla rottura del conio. Siccome il metallo del tondello non sarà sufficiente a riempire tale cavità, nel lato opposto non verrà esercitata una pressione sufficiente a definire la figura dell’altro conio. Pertanto, l’impronta della moneta nella zona opposta al globulo di metallo sarà poco definita e in certi casi anche assente.

Figura 165 – 100 lire e 1000 lire con rottura marginale del conio sopra il millesimo. Si noti l’evanescenza della scritta “REPVBBLICA”
posta sul dritto delle 1000 lire nella zona opposta alla rottura del conio (frecce blu).

Nel caso in cui a rompersi sia solo il bordo del conio (vedi infra) questo effetto non è riscontrabile, vista la zona ridotta del conio coinvolta. Tuttavia, come vedremo, questa tipologia di errore ha una fisionomia ben riconoscibile e difficilmente riproducibile al di fuori della zecca.

Infine, va osservato che le rotture marginali del conio possono essere “statiche” ovvero “dinamiche”. Nel primo caso, la rottura del conio non si espande e quindi tutte le monete battute mostreranno lo stesso globulo di metallo, in quanto – ad esempio – il conio è stato sostituito prima che altro metallo si staccasse. Invece, nel secondo caso la rottura del conio si ingrandisce pian piano e quindi le monete battute da quel conio mostreranno una progressione crescente nella formazione del globulo di metallo. Le forme dinamiche di rottura marginale del conio sono più rare e più apprezzate dai collezionisti.