Cb5 – Rottura centrale

Naturalmente, il conio si può rompere anche nella porzione centrale della sua superficie, vale a dire in una zona che non coinvolge il bordo del conio.

A differenza di una frattura, la rottura del conio implica che si stacchi un frammento di metallo del conio. Pertanto, a seguito della coniazione la moneta non presenterà solamente una sottile linea in rilievo, bensì un’area in rilievo più o meno grande e che può assumere varie forme. Convenzionalmente si parla di rottura centrale del conio quando il globulo di metallo ha un’area superiore a quattro millimetri quadrati.

Solitamente la rottura centrale del conio è il frutto di un processo progressivo che implica dapprima una frattura, la quale poi evolve fino a portare al distacco di un pezzo del conio. Anche in questo caso, dal punto di vista collezionistico, è molto interessante studiare varie monete che mostrano la progressione e lo sviluppo della rottura.

Va sottolineato che in certi casi la rottura del conio può essere determinata dalla presenza di un corpo estraneo (es. frammento metallico) all’interno della zona di battitura, che può andare a scheggiare la superficie del conio.

Da ultimo, si rileva che la rottura centrale del conio può riguardare sia il conio inferiore che il conio superiore, anche se è più frequente su quest’ultimo.


L’errore celebre: 5 lire 1969 con l’uno capovolto

Le 5 lire 1969 con l’uno capovolto sono forse uno degli errori della monetazione repubblicana tra i più noti. L’errore deriva da un’usura del conio che ha determinato la presenza nella moneta di tre elementi caratteristici:

  1. una sorta di alone opaco su entrambe le facce della moneta;
  2. una lieve linea di frattura in rilievo sopra la cifra cinque del valore che dal bordo si estende sopra la cifra;
  3. una piccola goccia di metallo in rilievo a circa un terzo di millimetro dalla base della cifra uno della data conferendole l’aspetto di un uno capovolto (rotazione verticale di 180°). Invero, oltre ad essere capovolto l’uno sarebbe anche rovescio (rotazione orizzontale di 180°).

Questo errore è stato oggetto di numerosi approfondimenti da parte degli esperti del settore, tra i quali si ricorda l’articolo di Emilio Tevere pubblicato nella rivista Cronaca Numismatica n. 111 del 1999, poi ripreso da Giovanni Attardi nella seconda edizione del libro Varianti ed errori nelle monete della Repubblica Italiana.

In particolare, Tevere analizza la progressione della frattura del conio che in una prima fase ha generato i caratteristici aloni opachi, poi si è formata la frattura sopra la cifra cinque del valore che piano a piano si è ampliata ed infine il conio si deve essere prima fatturato e poi scheggiato in prossimità della cifra uno della data.

La moneta in parola è storicamente oggetto di una particolare attenzione da parte dei collezionisti probabilmente sia perché all’epoca ha avuto un’ampia risonanza a livello mediatico sia perché viene inserita in tutti i cataloghi della monetazione repubblicana.

Già il 26 maggio 1970 le potenzialità di rivalutazione di questa moneta venivano esaltate in un articolo pubblicato sulla Domenica del Corriere n. 21 utilizzando queste parole: “c’è chi sostiene trattarsi di un errore, ma si afferma anche che il «baffetto» unito al bastoncino è dovuto a una imperfezione di conio. Comunque sia questo 5 lire con la cifra 1 capovolta, che potrebbe considerarsi una curiosità, è ricercato sul mercato numismatico e sino a questo momento viene conteso da 4.995 lire in più. E la sua quotazione potrebbe aumentare ancora”. Si pensi che 5.000 lire del 1970 (un anno dopo la sua coniazione) equivalgono a circa 40-45 euro del 2014.

Ciò ha determinato sia un’eccessiva sopravvalutazione della moneta – la quale in realtà è molto meno rara rispetto ad altri errori di coniazione – che l’apparizione sul mercato di numerosi falsi, spesso fatti molto bene. Si consiglia pertanto di prestare particolare cautela nell’acquisto di questa moneta e di avvalersi del consulto di un esperto.

Sempre nel succitato articolo della Domenica del Corriere è stata riportata la seguente dichiarazione dell’allora direttore della zecca dott. Ariberto Guarino: “si è parlato di monete da 5 lire del 1969 con l’«1 rovesciato». Bene: l’uno non poteva rovesciarsi, e per convincersene basta guardare una comune moneta da L. 5. Si è trattato di un banale incidente di lavorazione purtroppo sfuggito alla verifica e che l’incidente sia avvenuto durante la lavorazione è provato dagli esami di laboratorio effettuati non appena la Zecca è ritornata in possesso di alcuni pezzi”.

Infine, a titolo di curiosità si riporta un estratto di un articolo del Bollettino Numismatico del 1970 – sempre a ridosso della scoperta dell’errore in parola – intitolato “Varietà, Errori di conio e varianti di tirature nella monetazione italiana” di Luigi Nicolò Castellana: “Alcune ditte offrono la moneta da L. 5 del 1969 avente la ipotetica stanghetta dell’«1» del millesimo capovolta. Non ho avuto modo di controllare tale moneta in quanto mi rifiuto di credere l’esistenza di un simile errore di conio; infatti, tale errore potrebbe essere credibile se la moneta normale avesse l’1 del millesimo con la stanghetta: in tal caso, e solo in tal caso, il rovesciamento dell’1 avrebbe provocato l’errore”.


L’errore celebre: 200 lire 1978 “mezzaluna sotto il collo”

La moneta da 200 lire del 1978 “mezzaluna sotto il collo” costituisce un chiaro esempio di rottura centrale del conio. Spesso questo errore viene impropriamente definito come un’eccedenza o un esubero di metallo sotto il collo. Ad esempio nel numero speciale autunno della rivista Cronaca Numismatica n. 10/1999 lo studioso Mario Traina l’ha descritto in questo modo “più che di un errore si tratta di un difetto di conio dovuto ad una scaglia del metallo che si è sovrapposta al conio”. Tuttavia, è chiaro che non può essere così, visto che l’errore si è ripetuto in numerose monete, a meno che non si voglia pensare che delle scaglie di metallo della stessa grandezza si siano sovrapposte al conio sempre nella stessa zona. Semmai, la scaglia di metallo interposta può essere stata l’elemento che ha determinato la rottura del conio. Tuttavia, questa ricostruzione non è comunque verosimile. Infatti, come abbiamo già avuto modo di osservare, la zona della moneta sotto il collo della testa raffigurata al diritto costituisce un particolare “punto debole”, spesso soggetto a rottura. Infatti, come spiegato nella pagina dedicata alla dinamica della rottura del conio, quella zona presenta una cavità ampia e profonda in prossimità del bordo della moneta. Casi simili di rottura del conio nella stessa zona si possono riscontrare in altri millesimi delle 200 lire lavoro e anche in altre monete (es. 20 lire quercia o 10 centesimi impero).

Figura 173 – Mezza luna in incuso

Tornando all’errore in esame, va osservato che lo stesso si è probabilmente originato a causa di un utilizzo prolungato di uno dei conî del dritto (si ricorda che nel 1978 sono state coniate all’incirca 461 milioni di monete da 200 lire). Come già evidenziato, il conio del dritto è quello che subisce un maggiore stress ed è quindi maggiormente soggetto a rottura.

Infatti, anche dando un’occhiata all’immagine sopra riportata si possono osservare i classici segni di un’usura del conio. In particolare, si noti la zona centrale della moneta dove i contorni della figura femminile cominciano ad essere evanescenti e quindi meno definiti.

Ora, è probabile che il frammento di conio rotto sia rimasto in una prima fase “attaccato” al conio, ed in particolare lungo il bordo dell’estremità del collo. Tuttavia, per effetto della forza di gravità e delle sollecitazioni esercitate dalle continue battiture, il frammento si deve essere spostato verso il basso creando una sorta di “scalino”. Ciò spiega l’esistenza di esemplari che presentano una specie di “mezza luna” in incuso sotto il collo. Peraltro, si può notare che la cavità della mezza luna in incuso è meno profonda vicino al bordo del collo e più profonda vicino al contorno della moneta. Da ciò si desume che il frammento sia rimasto “attaccato” nella parte lungo il bordo del collo.

In una seconda fase, invece, il frammento del conio si dev’essere staccato dal conio lasciando una cavità che ha generato il celebre “globulo” di metallo sotto il collo.

Da un’analisi accurata di tale globulo, si può notare che la cavità generata dalla rottura del conio è più profonda lungo il bordo del collo e poi degrada man mano che ci si avvicina al contorno della moneta, vale a dire l’effetto opposto a quello della mezza luna in incuso.

Successivamente, a seguito della forza esercitata dalle continue battiture, la cavità generata dalla rottura del conio si è pian piano ampliata fino a quando probabilmente l’addetto alla pressa si è accorto della rottura e ha sostituito il conio superiore. Per questo motivo, si possono trovare delle monete con una diversa configurazione del globulo di metallo.

Invero, da un’osservazione accurata delle varie “mezze lune” presenti nelle monete da 200 lire del 1978 è altamente probabile che si siano verificati anche altri casi di mezza luna sia in rilievo che in incuso, forse a causa dell’elevato numero di monete coniate in quell’anno.

Sicuramente il caso più noto è quello descritto qui sopra, in cui la rottura del conio ha generato una cavità con una profondità non uniforme e che diminuisce “a scalini” all’avvicinarsi del contorno della moneta. Si possono infatti notare chiaramente degli “scalini” circolari, soprattutto nella fase più avanzata dell’errore (cfr. immagine A qui sotto). Invece, in altri casi la rottura del conio ha generato una cavità con una profondità abbastanza regolare e ha mantenuto una grandezza abbastanza contenuta (cfr. immagine B qui sotto). Da ultimo, si segnala che anche nel millesimo successivo (1979) e nel 1995 si è verificata la stessa tipologia di errore (cfr. immagini rispettivamente C e D qui sotto).