Cc1 – Errori di lucidatura

Per diversi motivi, che adesso analizzeremo, durante la loro vita utile i conî possono subire varie operazioni di lucidatura o spazzolatura. A seguito di queste operazioni si possono verificare degli errori che possono essere suddivisi in due categorie: (i) errata lucidatura iniziale ed (ii) errata lucidatura durante l’utilizzo del conio.

Errata lucidatura iniziale (linee concentriche)

Come sappiamo, i conî sono ottenuti da lunghe barre di acciaio che vengono ritagliate in segmenti più piccoli e poi lavorate con un tornio al fine di conferire alla parte superiore una forma conica appuntita.

In particolare, la tornitura del conio prevede che la barra di acciaio venga posta in un movimento rotatorio. Una punta di metallo (utensile) entrando in contatto con la barra in rotazione, penetra nel metallo e ne stacca una parte in eccesso (truciolo).

A questo punto, l’utensile fa un piccolo movimento rettilineo sia in profondità che verso la parte terminale della barra ed asporta un’altra porzione concentrica di metallo e così via. Questa sequenza di piccoli movimenti rettilinei dell’utensile lasciano una serie di linee concentriche sulla superficie del conio vergine.

Figura 178 – “Moti nella tornitura”. Fonte: wikipedia.it

Naturalmente, prima di essere utilizzato il conio vergine deve essere sottoposto ad un’operazione di lucidatura con un utensile abrasivo, che – se tutto va bene – dovrebbe cancellare queste linee concentriche.

Tuttavia, se l’operazione di lucidatura (iniziale) del conio non è accurata, possono rimanere delle tracce di queste linee le quali successivamente daranno origine ad altrettante linee concentriche sulla superficie della moneta.

Per quanto riguarda la monetazione italiana (ante euro), va segnalato che spesso è possibile riscontrare queste linee concentriche sul bordo della moneta. Risulta invece meno frequente riscontrare tali linee sul campo della moneta. Qui sotto si può apprezzare una moneta da 50 lire del 1977 con evidenti linee concentriche sul campo.

Ora, siccome il bordo della moneta è in rilievo, lo stesso rappresenta sul conio una profonda cavità lungo la sua circonferenza, che in gergo tecnico viene chiamata “grondaia”.

Normalmente la grondaia viene formata con il processo di punzonatura a freddo, ma è tuttavia probabile che la zecca italiana la realizzasse successivamente attraverso un’operazione di tornitura.

Figura 179 – 50 lire 1995 con linee concentriche sul bordo

Errata lucidatura durante l’utilizzo del conio

Durante la fase di battitura può accadere che uno dei due conî si ostruisca ovvero si danneggi, ad esempio a causa di una collisione. In tale ipotesi, al fine di prolungarne la vita utile, il conio viene normalmente sottoposto ad un’operazione di spazzolatura o di lucidatura. Queste operazioni possono essere fatte manualmente oppure utilizzando una macchina lucidatrice elettrica.

In particolare, nel caso di ostruzione viene solitamente utilizzata una spazzola con delle setole molto dure e rigide. La spazzola viene quindi strofinata finché il conio non sarà liberato dall’ostruzione e questa operazione potrebbe lasciare dei lievi graffi sulla superficie del conio che potrebbero poi formare delle sottili linee in rilievo sul campo delle monete battute con quel conio. Invece, nel caso di collisione il conio viene sottoposto ad un procedimento di lucidatura più invasivo, visto che devono essere eliminati dei segni in rilievo dalla superficie del conio.

A tal fine, viene utilizzata una stecca di bosso (legno) ricoperta da carta abrasiva e della pasta diamantata oppure un’apposita macchina lucidatrice elettrica, le quali raschiando il campo del conio (la parte più alta del conio) asportano un lieve strato di metallo.

Questa operazione, oltre a lasciare dei graffi, può anche rendere evanescenti certi elementi dell’impronta della moneta.

Tuttavia, tutti questi effetti negativi sono tollerati dalla Zecca che ritiene preferibile allungare la durata del conio, seppur a discapito della qualità delle monete coniate. Questi errori di coniazione sono scarsamente apprezzati dai collezionisti e quindi sono anche poco ricercati.

Nell’immagine sopra riportata si può apprezzare una moneta da 2 centesimi 1915 con un residuo di tracce di collisione (frecce blu – parte della nuca di Vittorio Emanuele III), mentre le altre sono state asportate da un processo di lucidatura che ha lasciato degli evidenti graffi in rilievo (frecce verdi) e che ha reso evanescente una delle due barche a sinistra del ramo d’ulivo.

Infine, va rilevato che, se l’utensile abrasivo viene premuto troppo vigorosamente, lo stesso potrebbe erodere la zona circostante ad alcuni elementi dell’impronta cancellandone i rilievi.

Nella moneta che segue (trovata da Franco Saltarelli), si può apprezzare un’abrasione parziale di parte del collo causata da una profonda operazione di lucidatura resasi necessaria a seguito di una collisione dei due coni. Infatti, inclinando leggermente il rovescio della moneta si possono vedere sia le tracce della lucidatura (righe orizzontali sotto la fiaccola) che le tracce molto lievi della collisione.

In altri casi, una forte lucidatura può smussare le cavità delle impronte sul conio. Questi avvallamenti creeranno delle corrispondenti zone in rilievo sulla moneta che daranno origine ad un effetto sdoppiamento molto simile allo sdoppiamento derivante da un’usura del conio.

In linea generale, per poter confermare con ragionevole certezza che si tratta di un effetto sdoppiamento da lucidatura del conio vanno ricercati anche altri elementi caratterizzanti quali la presenza dei tipici graffi derivanti dall’abrasione della superficie del conio, l’evanescenza di alcuni elementi delle impronte oppure la presenza di tracce di una collisione del conio.

Ciò posto, si rileva che gli studiosi hanno identificato due possibili varianti di questo fenomeno: (i) sdoppiamento da lucidatura del conio interno e (ii) sdoppiamento da lucidatura del conio esterno.

La variante sub (i) è quella più frequente e si origina quando l’utensile abrasivo penetra nelle cavità delle impronte smussandone il bordo e allargando alcuni elementi dell’impronta.

Si veda la rappresentazione grafica con la lettera B di cui sopra. L’area in giallo è la zona del conio smussata dall’utensile abrasivo. La variante sub (ii) è invece più rara e si verifica quando l’utensile abrasivo entrando ed uscendo dalle cavità delle impronte (ad esempio per liberare una cavità ostruita) “rimbalza” sulla superficie del conio generando una lieve depressione attorno alla cavità. Si veda la rappresentazione grafica con la lettera C di cui sopra.

Questa depressione creerà una zona in rilievo sulla moneta dalla forma irregolare, ma sostanzialmente simile all’elemento dell’impronta sdoppiato. Una caratteristica tipica è che l’impronta secondaria non è in contatto con l’impronta primaria.

Va doverosamente osservato che questa tipologia di sdoppiamento non è stata ancora confermata in modo incontrovertibile e alcuni autorevoli ricercatori, tra cui l’ex presidente del CONECA Mike Diamond, ne mettono addirittura in dubbio l’effettiva esistenza.